Undicesima traccia del cd “Asincrono“. Scritta il 14 dicembre 2005.
Videoclip in stopmotion realizzato da Gianni Donvito per “Bottega d’Arte Ateneriena”.
STORIA del BRANO:
L’affermazione (molto frequente, nelle tante recensioni avute) che questo sia un brano dedicato a Giorgio Gaber è in realtà piuttosto inesatta. Non mi rivolgo direttamente a Gaber, nel pezzo (che è una figura di sfondo, consolatoria, una guida). Sarebbe come dire che l’intero viaggio della Divina Commedia è dedicato tutto a Virgilio: non è così.
Semmai, malinconicamente, mi chiedo cos’avrebbe potuto dire Giorgio rispetto a tutto quello che di triste o osceno io guardavo in giro (in Italia o nel mondo) nel 2005, anno in cui ho scritto il brano. Inserire un brano quasi d’attualità in un disco, in certi casi, equivale a un piccolo suicidio, perché prima o poi il pezzo può diventare anacronistico. A parte che io adoro essere testimone dei miei tempi: ne vado fiero, se posso farlo. Lo considero un mio dovere morale e mi piace pensare che tra 30 anni avrò testimoniato artisticamente (a modo mio e seguendo la mia visuale) ciò che accadeva. Ma poi credo che questa canzone non sia affatto solo una canzone d’attualità o di denuncia, volevo cercare un qualcosa di ben più alto e profondo, certo malinconico: una riflessione amara sul mondo la si può fare in qualsiasi epoca e credo che verrà capita sempre, al di là degli eventi specifici citati.
Ci tengo a dire che il finale del brano lo volevo pieno di speranza: c’è sempre un’isola nel mare.