La mia prefazione al romanzo “COUPE DE VILLE – Frank è tornato a casa” di Dario Migliorini.
Per acquistare il libro, CLICCA QUI:
__________________________________________________
PREFAZIONE
di Luigi Mariano
Sono sempre stato un vorace lettore, fin dalla più tenera età. E, da appassionato divoratore di storie e romanzi, ho sempre avuto una particolare predilezione per quelli in cui la vicenda si dipana nel corso di vari anni o addirittura decenni. Adoro infatti chi sa regalarmi l’ampio spaccato della vita di un personaggio, facendomi apprezzare nel tempo la sua graduale crescita e la sua evoluzione-involuzione individuale. Questo mi consente di scandagliare a fondo la sua psicologia più intima, fino a farmi invaghire di lui – e delle sue articolate vicissitudini – in modo molto più viscerale e duraturo. Il forte legame affettivo creatosi diventa, così, del tutto assimilabile a quello che esiste nei confronti di un parente stretto. È quello che cerco: l’empatia con i personaggi. E in questo affascinante romanzo d’esordio di Dario Migliorini, che sfiora appena le atmosfere della beat generation e si incunea poi ben più a fondo nello spirito decadente post Vietnam degli anni ’70, io l’ho trovata.
Prima di decidere definitivamente di fare il cantautore come principale attività, ho attraversato molte stagioni complicate della mia esistenza. Il tutto è spesso confluito nella scrittura di vari brani intimisti e catartici, da Mille bombe atomiche a Questo tempo che ho, fino a Edoardo, la sofferta e liberatoria dedica rivolta a mio padre, che non accettava di avere un figlio musicista. Questi miei particolari trascorsi di vita si rivelano per buona parte sovrapponibili, almeno stando al peso dei miei drammi e delle mie lacerazioni interiori, a quelli affrontati nel romanzo da Frank Joyce, lungo il corso degli anni. Il suo racconto in flashback parte dagli anni ’60, per lo più incentrato sullo scontro generazionale col padre; prosegue negli anni ’70, del cui profumo il romanzo è intimamente impregnato; e si alterna in continuazione al viaggio compiuto nel presente da quattro persone, tra cui Frank stesso, a bordo della fiammante Cadillac Coupe de Ville.
Nelle sue disperate e scombiccherate peripezie giovanili, che oggi ricostruisce nel racconto ai tre amici, Frank sembra quasi diventare un novello Ulisse americano. Ma prima di raggiungere davvero “virtute e canoscenza”, girovaga in lungo e in largo attraverso vari Stati americani, incontrando personaggi loschi e malfamati che lo sfruttano ed umiliano in mille modi, trasformandolo in un fuorilegge. Quando decide finalmente di volersi bene e di voltare davvero pagina, lo fa – seppur gradualmente – avvicinandosi con intelligenza a grandi persone. Da esse trae preziosa linfa vitale. A loro si dona completamente per redimersi, ricominciando da zero con umiltà. In uno dei suoi incontri più fortunati Frank apprende la sacralità della musica delle origini: dal blues al gospel, dallo spiritual al folk. La puntina del giradischi, scorrendo sui solchi del vinile, simula l’aratro che solca la terra e finisce col simboleggiare i valori più solidi, quelli delle radici, ossia i riferimenti sicuri verso cui tornare per ritrovare se stessi.
Quando ho letto in anteprima questa storia, ho subito compreso che sarebbe stato estremamente limitativo concentrare l’attenzione solo sui pur chiari riferimenti, espliciti o impliciti, ad un mondo parallelo springsteeniano, che sembra quasi fuoriuscito da un altro universo temporale, in stile Sliding Doors. È vero, all’inizio Frank appare, in particolare nei flashback dei suoi primi anni, come una sorta di vero alter ego, ma assai più sfigato, dello stesso Springsteen, visto che proprio non ce la fa a sfondare nella musica. Quindi, a differenza del Boss, che è suo coetaneo e vive tuttora negli stessi luoghi della costa atlantica, Frank si perde presto in mille rivoli lungo la strada.
Eppure risulta chiaro come nel romanzo ci sia tanto, ma tanto altro. In fondo Dario Migliorini ha covato dentro al cuore una sua tenera e legittima ambizione: con la scusa del romanzo on the road, ha voluto scrivere una storia che tenesse assieme varie tematiche universali, consapevole che certi valori positivi, come l’amicizia da ritrovare e difendere, l’amore, le radici familiari e comunitarie, i figli, le passioni sane, la musica, il lavoro onesto, i soldi puliti, il sudore e la fatica, possono pian piano tirare fuori un individuo dalle sabbie mobili nelle quali, anche a causa dei suoi errori, si è trovato un giorno ad essere inghiottito.
In questo percorso di reale redenzione si potranno riconoscere in tanti, così come mi sono riconosciuto io. Questo viaggio assomiglia un po’ a quello che, con modalità diverse e non per forza così rocambolesche, compiono molte anime tormentate – più spesso in età giovanile – alla disperata ricerca del proprio sé nel mondo. La corsa non è mai gratis e passa attraverso il dolore, gli errori e i rimorsi. Per fortuna però, tra le ricompense finali, qualcuno ha previsto un dono speciale e salvifico: fare per sempre pace coi propri demoni, nella luce abbagliante di una meritata rinascita.
Luigi Mariano
_________________________________________________
SINOSSI del romanzo