14 Dicembre 2008 | |
20:30 | |
FIRENZE, "Auditorium STENSEN" | |
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Verso MAG Firenze
presenta
LUIGI MARIANO
concerto in duo
Luigi Mariano: voce e chitarra
Gianni Donvito: basso e chitarra
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Scaletta auditorium STENSEN:
IO NON MI SENTO ITALIANO (Gaber)
SOLO SU UN’ISOLA DESERTA (L. Mariano)
IL FANTASMA DI TOM JOAD (Springsteen)
NON SO PIU’ (Gaber)
IL NEGAZIONISTA (L. Mariano)
EDOARDO (L. Mariano)
TRENO CHE PORTA GIU’ (Springsteen)
UN’IDEA (Gaber)
IL SINGHIOZZO (L. Mariano)
L’UNTORE (L.Mariano)
IL FIUME (Springsteen)
L’ODORE (Gaber)
E LA GENTE MUORE (L. Mariano)
IL GIORNO NO (L. Mariano)
NON INSEGNATE AI BAMBINI (Gaber)
ATLANTIC CITY (Springsteen)
QUESTO TEMPO CHE HO (L.Mariano)
IL PACIFISTA (L. Mariano)
COS’AVREBBE DETTO GIORGIO? (L. Mariano)
RAI LIBERA! (L. Mariano)
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LE MIE IMPRESSIONI:
Flavio, Francesco e Mirella.
Era inevitabile partire con loro, in questo affettuoso diario fiorentino, ed esprimere un sentimento spontaneo, che mi abita da sempre, ossia la gratitudine.
Flavio ha fatto il mio nome agli organizzatori, s’è sobbarcato (senza doverlo) lo stress e la preoccupazione della responsabilità del concerto, ci ha ospitato a dormire e persino sfamato (col supporto della gentile Gabriella)!
Francesco è stato un “roadie” commovente: amico, fratello, autista, portantino, fonico, tecnico delle luci, consigliere, commentatore, risolutore di problemi, fotoreporter e videoreporter. Volete qualcos’altro?
E va bene: laziale perso.
Mirella è stata così gentile da prestarci il suo eccellente impianto d’amplificazione, comprensivo di mixer. Le sono grato, anche perché non mi conosceva personalmente, ma solo via web.
È stata una domenica bellissima.
Le prime immagini che mi vengono in mente sono di calda familiarità: in cucina, a pranzo da Flavio, a Firenze.
O la notte dopo il concerto, sempre in quella cucina (presente anche Gabriella), a mangiare dolci e tè, con me in pigiama (versione del tutto inedita, che la dice lunga…).
O il viaggio e le chiacchiere in auto con Fra e Gianni, sia all’andata che al ritorno.
O la cupola del Brunelleschi, che entra direttamente nella finestra della camera da letto di Flavio, come un quadro (vedi foto). Sono le immagini e le atmosfere che, al di là dell’esperienza del concerto, mi porterò poi dentro.
Sono le emozioni più delicate, più vere, più profonde.
Quelle che scaldano il cuore nel ricordo.
Il concerto all’auditorium Stensen però, sia chiaro, era praticamente… saltato! Eh sì: perché saltava (nel senso che s’interrompeva) la corrente delle varie prese elettriche ogni qual volta Fra e Don vi attaccavano mixer e finale delle casse. Dalle h 16 alle 18, per ben due ore, in un’indifferenza pressoché totale degli organizzatori dell’iniziativa (che doveva illustrare la nascita di cooperative bancarie solidali a favore del “credito senza speculazione”) è stato tutto un supporre, un pensare alla “soluzione” tecnica, un chiamare vari cellulari e presunti esperti, un’abbuffata di opinioni (come direbbe il sig G), che però non hanno ahimè portato a nulla: la corrente proprio non arrivava alla presa elettrica e dunque, con nostro profondo disappunto, avevamo pressoché gettato la spugna. Il concerto, senza amplificazione, sembrava annullato.
Il caro Daniele Sarno, che senza il diluvio sarebbe venuto, si informava con affetto via SMS degli sviluppi, ma gli rispondevo sconsolato.
Dalle h 18 alle 20:30, la conferenza si è trascinata (un po’ stancamente) con vari filmati, fino all’intervento del matador finale, lo scoppiettante don Andrea Gallo, che ha fatto risalire di botto l’attenzione e l’adrenalina, in un intervento frizzante, ironico e profondo, che definirei una vera e propria “performance”!
Però, per tutta la durata della conferenza, ho preferito stare in un caffè dei dintorni, un po’ sconsolato per i problemi tecnici, a chiacchierare con dei cari amici giunti addirittura da La Spezia a salutarmi e a sentirmi, ossia il bloodbrother Gian Luigi Ago e la sua deliziosa compagna Claudia, una coppia che io adoro e che non vedevo da oltre un anno (21 settembre 2007, concerto de “LA BANDA DI TOM JOAD” a Rimini). E’ stata anche l’occasione per conoscere un artista eclettico come Massimo Blaco, anche lui gaberiano doc e amico di Gian Luigi.
Quando poi alle h 20 siam tornati all’auditorium, sono arrivati alla spicciolata, durante la cena buffet, tutti gli altri amici fiorentini o pratesi che avevo invitato, ossia: la “mia” famiglia Catapano (mancava solo Mari, influenzata! Mannaggia), con Giovanni, Rosa, Angie e Debora; Daniela Farina e Alessio; Paola Ragogna. E tutta una serie di altri loro amici al seguito, che si sono aggregati costituendo quello che, con orgoglio, posso a ragione chiamare il “mio pubblico fiorentino”. Dico con orgoglio anche perché non avevo mai suonato a Firenze prima d’ora, eppure c’erano tutti quei cari amici attorno, che m’hanno fatto sentire a casa e fatto scordare lo sgarbo indifferente degli organizzatori.
Avrete capito che poi i seri problemi elettrici si sono risolti come d’incanto all’ultimo momento, e grazie all’ennesima intuizione vincente dell’ulisse di tutti roadies laziali, il solito mitico Fra. Cosicché, appena prima delle 21.00, io e Gianni siamo partiti. Oh, non sembrava vero!
Un grazie di cuore al mio fedele amico Gianni Donnigio Donvito (molto più, come da tempo tutti sanno, che un semplice musicista), che s’è alternato tra basso e chitarra acustica, e a tutti gli amici accorsi all’auditorium, che sostengono con stima e affetto i miei sogni.