Descrizione
La gestazione del mio primo CD “ufficiale” (dopo i due amatoriali, incisi rudimentalmente nel 1998 e 2002,) parte da lontano e abbraccia 18 anni di vita e di musica, dal 1992 al 2010, scritta con furore tra Roma e il Salento, poi provinata di notte, accumulatasi via via prima in musicassette e infine in una cartella del pc.
Le registrazioni del disco “Asincrono” cominciano a fine gennaio del 2010, ad Albano Laziale, nel nuovissimo “Belair studio” di Alberto Lombardi, eccellente chitarrista, fonico e produttore artistico, che avevo visto suonare casualmente due anni prima in un locale romano di san Lorenzo. Siamo andati avanti da gennaio ad aprile e sono stati mesi stupendi e indimenticabili, di lavoro fianco a fianco e anche di preziose collaborazioni con vari artisti o amici, che sono poi entrati nel CD: da Marco Rovinelli alla batteria a Pierpaolo Ranieri e Gianni Donvito al basso, da Michele Amadori al pianoforte a Carmine Fanigliulo alla viola, per finire con tutti gli amici cantautori e i loro deliziosi e simpatici “camei”: Piji, Francesco Spaggiari, Areamag, Chiara Morucci, Daniele Sarno, Marilena Catapano, Nicco Verrienti, Giulia Led.
Ho realizzato alla fine il disco che volevo e con la (coraggiosa) scaletta che volevo, ossia variegata, piena di sfumature molto diverse e spiazzanti: quella ironica, quella politica, quella intimista. Ero consapevole di essere a rischio, potenzialmente, di scontentare tutti, tratteggiando un disco sgusciante come un’anguilla. Rischiavo di scontentare in massa i patiti della canzone d’autore più tradizionale e poetica, i quali potevano restare troppo perplessi/scandalizzati dalla scelta di alcuni brani formalmente più leggeri, più diretti o poco raffinati, fuori dal cliché canonico; e di converso potevo risultare invece pesante agli amanti di un gusto musicale più fresco e spensierato, più pop o anche a volte più “sbracato”: le mie canzoni di denuncia potevano infatti essere per loro a rischio indigestione.
Invece il disco ha avuto una pioggia di apprezzamenti.
In questo album, seppur in piccolo, si ritrova spudoratamente ogni mia sfumatura caratteriale: mi sono denudato, a costo di evidenziare presunti miei difetti, e col solo scopo primordiale di essere “vero” e autentico in ogni istante, nel dettaglio più insignificante. Era la cosa che mi premeva di più.
Volevo un disco che cambiasse d’abito e atmosfera a ogni traccia, agile, senza per questo perdere mai l’idea unitaria della personalità (pur multiforme) del suo autore, anzi esaltandone ogni sfumatura, zompettando continuamente dalla profondità alla leggerezza, dalla raffinatezza alla carnalità godereccia, dall’afflato d’emozione alla goliardata ironica adolescenziale, dalla commozione al sorriso. Perché la vita è così: asincrona rispetto a sé stessa, densa di contrasti, perciò in movimento, costante e ondeggiante, alternato e contradditorio.
CREDITS
Testi e musiche: Luigi Mariano
Produzione artistica: Alberto Lombardi
Arrangiamenti: Alberto Lombardi (con la partecipazione di Luigi Mariano)
Registrato, mixato e masterizzato da Alberto Lombardi presso il “Belair Studio” di Albano Laziale (RM), tra gennaio e aprile 2010
Foto: Francesco Maria Zinno (a teatro), Barbara Perillo (in esterna) e Gianni Donvito (in studio)
Grafica: ABAC Digital Studio (Andrea Baccassino)
Hanno suonato, in modo asincrono:
Luigi Mariano: voce, chitarra acustica, armonica, cori
Alberto Lombardi: tutte le chitarre (elettriche, acustiche e classiche); tastiera e programmazioni; basso elettrico in “Il giorno no”, “Questo tempo che ho” e “Non ti chiamerò”; rhodes ne “Il giorno no”; percussioni; cori.
Marco Rovinelli: batteria
Pierpaolo Ranieri – basso elettrico in “Solo su un’isola deserta”, “Il singhiozzo”, “Il negazionista”, “Il solito giro di blues” e “Asincrono”.
Gianni Donvito– basso elettrico in “Canzone di rottura”, “Cos’avrebbe detto Giorgio?” ed “Edoardo”.
Michele Amadori: pianoforte in “Edoardo”, “Il solito giro di blues”, “Cos’avrebbe detto Giorgio” e “Non ti chiamerò”; rhodes in “Solo su un’isola deserta” e “Questo tempo che ho”,
Carmine Fanigliulo – viola in “Questo tempo che ho”, “Cos’avrebbe detto Giorgio?” e “Non ti chiamerò”.
Voci amiche:
Piji: recitato e seconda voce ne “Il giorno no”; cori
Francesco Spaggiari: seconda voce nello special de “Il negazionista”; cori
Marilena Catapano: seconda voce e cori in “Questo tempo che ho” e “Intimità”
Gabriele Ortenzi “Areamag”: seconda voce in “Solo su un’isola deserta”; cori
Chiara Morucci: seconda voce in “Asincrono”; cori
Daniele Sarno: seconda voce nella coda de “Il solito giro di blues”
Nicco Verrienti: seconda voce in “Canzone di rottura”
Giulia Led: voce del personaggio femminile in “Canzone di rottura”
Promotional video
Testi
IL GIORNO NO
Certe giornate partono male già dall’inizio
già dalla mattina presto
Il segreto è… non incazzarsi mai!
Caffellatte stamattina
e non c’è zucchero in cucina
arrivo alla posta per pagar le more
e resto in fila per un paio d’ore
La schiena è un pianto, la faccia è sfatta
svito il tappo e sorseggio un po’
cerco l’auto affranto
“Rimozione coattaaaaa”?!
e capisco che è un giorno no!
Torno a piedi verso casa
con la bile che stravasa
guardo il cielo prima così bello
adesso piove e sono senza ombrello
Il mio piede sbaglia il tempo
che per poco non scivolo
preso in pieno un escremento
sarà per la fortuna che avrò
Vincerà chi non teme
bianco e nero si alternano
Prendila come viene
anche se incappi in un giorno no
Eh, sono giornate dure… Che fare?
Andare da lei! Chiederle se vuole uscire!
Girare in meglio questa giornataccia…
Ma sì dai…. proviamo…!
Vado a prenderla per fare un giro
mi dice: “Non posso”
e poi declina con un sospiro
Perciò resto a casa
mangio un “toast”, mi verso della birra
mi piazzo in poltrona
ma il TG parla solo della guerra
Il mio cervello è un “puzzle” sparso
che domani ricomporrò
ho il mal di testa, la mia squadra ha pure perso
e ho capito che è un giorno no
Vincerà chi non teme
bianco e nero si alternano
prendila come viene
anche se incappi in un giorno no
Eh, sono giornate tragiche
Oggi sei stato un po’ Fantozzi e un po’ Paperino
ma domani, domani….
domani sarai Gastone!!
Spero tu non sia un coglione
Vincerà chi non teme
bianco e nero si alternano
Prendila come viene
anche se incappi in un giorno no
anche se incappi in un giorno no
anche se incappi in un giorno no
Roma, 6 giugno 1999
testo e musica: Luigi Mariano
ospite: Piji
IL NEGAZIONISTA
Giulio Cesare non ha
massacrato tutti i Galli
ed Erode non ha mai
sgozzato bimbi come agnelli
Qua nessuno ha messo mai
sulla croce il Galileo
e il nazismo non ha mai
sterminato un solo ebreo
Non esiste non esiste non esiste
nessun appalto truccato
non esiste non esiste non esiste
un concorso comprato
E’ una balla il genocidio
dei nativi americani
ed in Cina mai un eccidio
dei fratelli tibetani
A Guantanamo che belle
quelle notti di Natale
si pernotta a cinque stelle
non si sta poi così male
Non esiste non esiste non esiste
nessun danno ambientale
non esiste non esiste non esiste
la violenza bestiale
Verità imprendibili
non hanno complici o assassini
quante ricerche inutili
per don Chisciotte un po’ cretini
E poi nel cielo di Ustica
non è successo alcun errore
chi fa illazioni e critica
è solo un fine mentitore
Non esiste non esiste non esiste
il ricatto privato
non esiste non esiste non esiste
un complotto orchestrato
E non ha mai la Santa Sede
con le banche speculato
e c’è ancora chi ci crede
agli accordi mafia-Stato
E’ pietoso il qualunquismo
delle pubbliche opinioni
difendiamo l’affarismo
delle Sante Istituzioni
Non sono matto
io nego tutto
all’universo
gli cambio il verso
Non esiste non esiste non esiste
concorrenza sleale
non esiste non esiste non esiste
l’ingiustizia sociale
non esiste non esiste non esiste
un pianeta malato
non esiste non esiste non esiste
nessun corpo straziato
non esiste non esiste non esiste
nessuna guerra alle porte
non esiste non esiste non esiste
forse neanche la morte
Roma, 24 febbraio 2006
Testo e musica: Luigi Mariano
ospite: Francesco Spaggiari
videoclip al teatro di Sulmona (2010)
QUESTO TEMPO CHE HO
Goccia che si stacca, lentissima
cade sulle foglie, dolcissima
ha mutamenti climatici
la vita vista da qui
Taglio col coltello una fragola
mano di corallo che sanguina
resta complesso comprendere
ciò che è successo e perché
Questo tempo che ho
non mi basterà
troppa sete di conoscere
questo mare in petto che si agita
che ha fame di abbracci
e ne troverà
chissà
Luce che attraversa il pulviscolo
piano lo rivolta, sfiorandolo
sono i tormenti atavici
che tornano a un tratto così
Questo tempo che ho
non mi basterà
servirebbero dei secoli
questa stanza buia nasconderà
armadi di abbracci
e mi vestirà
Questo tempo che ho
non mi basterà
troppa sete di conoscere
questo mare in petto che si agita
che ha fame di abbracci
e ne troverà
chissà
Roma, 21 marzo 2006
Testo e musica: Luigi Mariano
cori di Marilena Catapano
video fotografico di Elisabetta Indennitate
Brano vincitore di due contest radiofonici (canzone più votata):
– nel 2008 su Radio Sapienza
– nel 2012 su Radio1RAI, nel programma “CITOFONARE CUCCARINI”
SOLO SU UN’ISOLA DESERTA
In questi anni maledetti
stomachevoli e corrotti
viene voglia di isolarsi un po’
annullare date e impegni
impacchettare bene i sogni
e poi imbarcarsi per l’oceano
Su una zattera tarlata
su una barca sgangherata
ciò che conta è che galleggi
dai si parte, via gli ormeggi
cielo nero, notte fosca
che preannuncia già tempesta
la burrasca un po’ salata
grazie al cielo superata
Ma nel mare non sei solo
c’è la pinna di uno squalo
con la faccia di un politico
ti sorride, scopre i denti
chiede voti a tutti quanti
ma per lui sei solo un numero
Nella lista d’inculati
raggirati ed imbrogliati
quante pecore esaltate
poi tosate e macellate
con le palle sbriciolate
io mi chiedo: come fate?
con quei nomi che votate
voi la mafia la volete
Sono solo su un’isola deserta
sono solo e resto su un’isola
E scandaglio, nuoto, sondo
e mentre cerco annaspo, affondo
ma poi tento di riemergere
e proprio mentre tocco terra
già riscoppia un’altra guerra
e tutto sembra più difficile
Finanzieri sanguisuga
capitali: tutti in fuga
caroprezzi, carovita
è una strada senza uscita
il pallone è ormai scoppiato
sputtanato, intossicato
la passione della gente
che si spegne lentamente
E ci si aggrappa alla famiglia
come ubriachi alla bottiglia
dissetandoci col biberon
mille amici persi, andati
troppi amori disgregati
un usa e getta sistematico
E’ una corsa a perdifiato
dal traguardo un po’ sfocato
se non ci rompiamo il collo
ci si annebbierà il cervello
ammuffiti in reclusione
questa è l’ultima occasione
per spezzare le catene
e imparare a stare assieme
Sono solo io qui su un’isola deserta
sono solo e resto su un’isola
Mi ritiro un po’ angosciato
come un cane bastonato
ma stasera mi rileggerò
le parole che scrivevo
i progetti in cui credevo
qualche cosa dentro smuoverò
Ma cosa devo raccontare
a mia madre, per Natale
se ogni onesto resta al palo
se ogni ladro prende il volo
io rallento, ho il fiato corto
sembro su un binario morto
ma ci ho la mia bella scorza
e il pensiero è la mia forza
Sono solo io qui su un’isola deserta
sono solo e resto su un’isola
sono solo e resto su un’isola
su un’isola deserta!
Roma, 6 marzo 2004
Testo e musica: Luigi Mariano
ospite: Areamag
video
IL SINGHIOZZO
M’è venuto il singhiozzo
e adesso che faccio?
dovevo cantare
una canzone d’amore
Dovrò rinunciare
oppure cambiare
programma in scaletta
salvare la faccia
Ma il pubblico aspetta
bisbiglia e borbotta
c’è forte imbarazzo
e un po’ di sconcerto
Il fonico sbuffa
qualcuno già fischia
ma io non desisto, no
e resto al mio posto
E’ un mondo perverso
per certi versi già morto
che fa fatica a capire
ogni disagio interiore
nessuno sa più ascoltare
nessuno sa più ascoltare
M’è tornato il singhiozzo
perdonate l’impaccio
non l’avevo previsto
e non c’era nel testo
Trattengo il respiro
mi trovo un lavoro
rientro nel giro
e poi m’innamoro
Oh… m’è passato il singhiozzo!
ce l’avevo da un pezzo
e mi sento rinato
ho riempito quel vuoto
Ma dopo sei mesi
son già licenziato
e senza che mai l’offesi
anche il mio amore è fuggito
E’ un mondo perverso
per certi versi distorto
ed è vietato sbagliare
qualsiasi accordo maggiore
nessuno sa più aspettare
nessuno sa più aspettare
E per forza
che mi torna il singhiozzo!
Roma, 1 luglio 2007
Testo e musica: Luigi Mariano
Il singhiozzo “live”, ospitata da Cristicchi a “Meno male che c’è Radio2” (27-12-11)
RAI LIBERA!
Vogliamo la RAI libera
da questi fantocci, ruffiani e schiavetti
da ogni ingerenza politica
la RAI resti libera!
Son tutti allineati, corretti e comprati
melliflui e pacati, lecchini e discreti
non una domanda che scavi davvero
e il falso è già vero
E Bruno il Vespone s’inchina al padrone
difende il fascista, ammicca a sinistra
nasconde le grane e rende i potenti
felici e contenti
Vogliamo la RAI libera
da questi pagliacci, ruffiani e schiavetti
da ogni ingerenza politica
la RAI resti libera!
C’è pure il Vespino, furbetto e bellino
è Floris Giovanni, onesto e bravino
ma neanche lui svetta per strenuo coraggio
è un altro miraggio
Ed ogni governo s’insedia all’interno
di viale Mazzini, ci piazza gli omini
ed ogni TG sembra confezionato
un po’ biscottato
Ma basta perdici, siam proprio malconci
dobbiamo reagire, è assurdo subire
andiamo all’assalto, a muso più duro
mettiamoli al muro
Vogliamo la RAI libera
da questi pagliacci, ruffiani e schiavetti
da ogni ingerenza politica
la RAI resti libera!
18 dicembre 2005
Testo e musica: Luigi Mariano
EDOARDO
Non sono come te, papà
non amo le luci
e resto nell’ombra, confuso
in questa nera fuliggine
che m’imbratta la faccia, le mani
mi rende diverso
da quello che sono, umiliato
nella mia solitudine
L’oriente, l’oriente…
Non sono come te, papà
non amo le macchine
di notte scrivo canzoni, poesie
e a volte parlo con gli angeli
Puntavi su di me, lo so
e non volevo deluderti
Ma la mia mente era altrove, più lieve
come un pensiero già libero
Volo
inabissandomi
fra muri d’aria e cielo
e nel silenzio
troverò complicità
io la volevo da te, papà
Grido
sale un rimorso nella gola
mentre cado
ma in questo viaggio
forse avrò più dignità
io la volevo da te, papà
Non sono come te, papà
non amo dirigere
e non sono una guida
a cui il popolo affida
ogni sua greve inquietudine
Non parli mai di me, lo so
te ne vergogni
rimarrò ad aspettare
un sorriso sul viso
per raccontarti i miei, di sogni
L’oriente, l’oriente:
la mia idea più affascinante
fra tante
la mia fuga dal presente
eccitante, ammaliante
struggente, innocente
ma inconsistente
L’oriente, l’oriente, l’oriente
come un sole
si sprofonda all’orizzonte
incapace di riempire questo niente
di sorregger queste braccia
come ali di un aliante
libratesi da un ponte
Volo
inabissandomi
tra muri d’aria e cielo
e nel silenzio
troverò complicità
io la volevo da te, papà
Grido
sale un rimorso nella gola
mentre cado
ma in questo viaggio
forse avrò più dignità
io la volevo da te, papà
io la cercavo da te
Ma in questo viaggio
forse avrò più dignità
io la volevo da te, papà
io la cercavo da te
Roma, 26 gennaio 2003
Testo e musica: Luigi Mariano
a Edoardo Agnelli
2010: videoriprese in studio di registraz.
2013: dal vivo ospite al “Premio Ciampi”
NOTE: brano vincitrice di 2 premi nazionali:
Premio A. Daolio, città di Sulmona 2010 (targa FIMI)
Premio U. Bindi 2011 (targa miglior testo)
ASINCRONO
Lavoro sodo aspettando
la domenica sperando
sia fantastica per depurarmi un po’
E faccio il pieno di benzina
per portarti su in collina
ma tu sbotti che quel giorno non si può
E poi in montagna vuoi tornare
mentre io mi sogno il mare
una spiaggia, l’acqua cristallina e blu
E si resta invece a casa
scendo giù, faccio la spesa
non sapendo che l’avevi fatta tu!
E mi preparo un bel brodino
riscaldato per benino
mentre intanto tu divori nespole
Passo al pollo ed al tacchino
al formaggio, allo stracchino
quando ormai ti sei scolata giù il caffè!
Ma noi, ma noi
a cercare un filo logico
Ma dai, ma dai
è un amore un poco asincrono!
Ti vorresti poi sfogare
nei dettagli dilungare
ma bandiera bianca subito alzerò
mentre io sto lì a studiare
tu vorresti far l’amore
quando arrivo sonnecchi già da un po’
E mi parli a voce bassa
triste satura e depressa
proprio il giorno in cui sono euforico
e vorresti saltellare
e poi ridere e ballare
quando i dubbi in testa mi arrovellano
Vorrei farmi una dormita
ma tu vuoi la passeggiata
c’incazziamo e ci perdiamo in chiacchiere
resto sveglio, tu seduta
nell’orgoglio devastata
la serata ormai è un vuoto a perdere!
Ma noi, ma noi
a cercare un filo logico
Ma dai, ma dai
è un amore un poco asincrono!
Ma noi, ma noi
troveremo un filo logico
Ma dai, ma dai
è un amore un poco asincrono!
Noi viviamo in modo asincrono
e cantiamo in modo asincrono
e dormiamo in modo asincrono
e godiamo in modo asincrono!!
Roma, 12 luglio 2005
Testo e musica: Luigi Mariano
cori: Chiara Morucci
NOTE: brano vincitore “Premio webradio RAI”
al Premio Lunezia nuove proposte 2011
NON TI CHIAMERÒ
Io non ti chiamerò
perché tu vuoi distruggere
il bello che c’è in noi
ciò che ci ha fatto vivere
uniti come sai
sperduti in questo crescere
che affoga più che mai
in poche asciutte lacrime
Io non ti chiamerò
sospeso nel silenzio
stanotte penserò
cha abbiamo ancora un senso
in questo attenderci
si può nascondere
un fiore bianco che
stiamo per recidere
Io non ti chiamerò
e tu lo sai perché
non voglio più
portare i mattoni
per costruirti prigioni
io ti voglio libera… libera
Io non ti chiamerò
e tu lo sai perché
non voglio più
cercar di parlare
come sempre d’amore
adesso fallo tu
oppure taglia questo filo
che ti strangola
e ti lega a me
Io non ti chiamerò
stavolta voglio prendermi
un po’ di tempo anch’io
cercare di difendermi
da quei momenti tuoi
che il cuore in due mi spezzano
quel gelo tra di noi
ed io che annego e naufrago
Affondo piano e poi
scalciando ti ferisco
nell’acqua scura ormai
io non ti riconosco
Eppure so che qui
t’avrei aspettato io
per anni e secoli
senza mai dirti addio
Io non ti chiamerò
e tu lo sai perché
non voglio più
portare i mattoni
delle nostre prigioni
io ti voglio libera… libera
Io non ti chiamerò
e tu lo sai perché
non voglio più
cercar di parlare
come sempre d’amore
adesso fallo tu
oppure taglia questo filo
che ti strangola
e ti lega a me
Io non ti chiamerò
lo faccio anche per te
Roma, 17 aprile 2005
Testo e musica: Luigi Mariano
– Esecuzione acustica dal vivo all’Anfiteatro delle Terme di Telese (BN), 2016
– brano inserito nella colonna sonora del film “Fallo per papà”, 2012
IL SOLITO GIRO DI BLUES
Dovevo stare da solo
e invece sto qua
dovevo prendere il volo
verso un’altra realtà
dovevo sciogliere il gelo
di questa complessità
e poi riprendere il filo
di ogni mia verità
e partire da qua
Girano forte le note
stanche ricascano giù
prendono fuoco le gote
almeno comprendimi tu
Girano piene le palle
e oggi mi giran di più
il solito giro di blues
il solito giro di blues
Devo pensare di meno
e allora sì dormirò
ma non sopporto nessuno
che mi chieda cos’ho
devo mangiare più sano
o un giorno mi ammalerò
devo mettere mano
a questo tempo che ho
e qualcosa otterrò
Girano forte le note
stanche ricascano giù
prendono fuoco le gote
almeno comprendimi tu
Girano piene le palle
e oggi mi giran di più
il solito giro di blues
il solito giro di blues
Il solito giro, col solito mood
col solito riff e il solito groove
che risuona stonato
nel giallo del sole
nel cielo inondato
di primule e viole
ma è un cielo sporcato
di pioggia marrone
dal mare lavato
con acqua arancione
ben presto privato
del verde speranza
è un cielo striato
rosso mattanza
rosso mattanza
Penosi squallori mi ributtano giù
e le palle, signori, adesso giran di più
avvizziti i pensieri sullo schermo TV
e del quadro i colori
non si distinguono più
Ma il cielo è sempre più blueeeeeeesssss!!
Mondonuovo, 19 agosto 2002
testo e musica: Luigi Mariano
ospite: Daniele Sarno
video fotografico
COS’AVREBBE DETTO GIORGIO?
Cos’avrebbe detto Giorgio
di questi anni andati via
che nella coda han visto il marcio
della solita ruberia
di banchieri e finanzieri
e di come si son presi tutto
e l’Italia torna a ieri
che il futuro ormai è distrutto
Cos’avrebbe detto Giorgio
di Falluja devastata
dalla pioggia incandescente
che l’ha di colpo rinsecchita
vuoi vedere che era pace pure
quel giorno ad Hiroshima
è feroce, nuoce e cuoce
questa pace un po’ assassina
Cos’avrebbe detto Giorgio
di questi anni di censura
del bavaglio ai giornalisti
rieducati nel terrore
licenziati e allontanati
umiliati nel dovere
dove i fatti son spariti
è defunto ormai il mestiere
Cos’avrebbe detto Giorgio
della mafia che cammina
con le scarpe del ministro
sopra il ponte di Messina
Mussolini in Campidoglio
che fa il saluto romano
Presidente del Consiglio
don Bernardo Provenzano
Cos’avrebbe detto Giorgio
del Vesuvio nell’immondizia
e di ciò che abbiamo perso
assieme al senso di tenerezza
quando poi si tocca il fondo
si comincia un po’ a scavare
Giorgio conosceva il mondo
c’è sempre un’isola nel mare
Galatone (LE), 14 dicembre 2005
Testo e musica: Luigi Mariano
videoclip in stopmotion coi pupazzetti
CANZONE DI ROTTURA
Dimmi perche se ancora in bilico
canti, scrivi e vuoi fare anche il medico
una strada sola c’è
non puoi moltiplicarti per tre
a meno che tu non sia il nuovo Superman
Dimmi dimmi un po’, quando ti laureerai?
dimmi dimmi un po’, e poi ti sposerai?
E’ uno sporco mondo, sai
che ti sommerge di guai
e forse tu già indietro sei
coi tuoi 30 anni ormai (“Quasi 40!”)
Avete rotto il ca…lesse di zio Tom
avete rotto il ca…notto in mezzo al mar
avete rotto il ca…tenaccio del padron
avete rotto il ca…mice bianco del dottor!
Troppo dolce sei, non ne ho bisogno più
(Luigi: “Ma.. ma… ma come!”)
poi diventi un duro, e non ti reggo più
quando nel letto mi fai donna, io volo lassù
(Luigi: “Ah allora ti piace”)
ma poi finisce il gioco
e cado ancor più giù
(Luigi: Uffff, sei incontentabileeee)
Meno tasse a tutti, promettiamo noi
posti di lavoro, se ci voterai
saremo vicini, a voi cittadini ed agli operai
fidatevi un po’ di noi, che siamo qua per voi
Avete rotto il ca…lesse di zio Tom
avete rotto il ca…notto in mezzo al mar
avete rotto il ca…tenaccio del padron
avete rotto il ca…mice bianco del dottor!
non mi rompete il ca…
il cazzo per favor!!
Mondonuovo, 10 agosto 1996 (ritornello)
Roma, 10 febbraio 2005 (strofe)
testo e musica: Luigi Mariano
Ospiti: Giulia Led e Nicco Verrienti
INTIMITÀ
Sembra pane bianco lievito
tondo e soffice da mordere
resto un poco lì a guardartelo
quasi non riuscendo a crederci
Nell’attesa già ti ecciti
mentre inizio un po’ a toccartelo
tu davanti zitta, aspettami
ché ti palpo accarezzandoti
Sfioro piano la tua schiena
belvedere senza difetti
metto a coppa le mie mani
sopra i glutei tuoi perfetti
Con la testa mi avvicino
e il mio naso s’inabissa
e m’inebrio e bevo vino
odor di femmina e melassa
Non sta ferma la mia bocca
tu ti muovi e già sussulti
mi alzo sulle mie ginocchia
guardo i tuoi capelli sciolti
E ti prendo per la vita
per i fianchi vellutati
provocante seňorita
dai profili disegnati
E m’appoggio e mi strofino
sono fiero dritto e perso
porto avanti il mio bacino
m’inserisco nel discorso
Mugolando tu mi cerchi
ed arretri collimando
io precipito tra i varchi
e m’avanzo scivolando
Poi mi prendo tutto il mondo
e mi sento un padreterno
mia regina sto arrivando
crollo su di te e mi fermo
Come coltre in pieno inverno
giaccio immobile a coprirti
spandi i tuoi capelli attorno
li respiro per sentirti
E ritrovo le tue dita
le tue guance rosse in viso
il fuoco, l’anima e la vita
tutte dentro a quel sorriso.
Roma, 29 gennaio 2006
Testo e musica: Luigi Mariano
cori: Marilena Catapano
video fotografico di Elisabetta Indennitate